Finalmente ci siamo lasciati alle spalle il gran caldo (almeno qui in Olanda) e possiamo concentrarci su nuovi progetti, nuove collaborazioni, nuove mostre e, al ritorno della rubrica Domanda all’artista (devo dire che mi era mancata e sono felice di riproporvela) in occasione dell’inserimento di due nuovi artisti nel progetto Arte italiana contemporanea in Olanda. Oggi vorrei presentarvi ufficialmente la pittrice bresciana Laura Zani, già presente alla Manzoni Kunst Galerie di Oosterwolde da aprile 2022 per la mostra sui ritratti Het portreit van de ziel. Conosciuta tramite un’amicizia milanese in comune (da Milonga Cornici in centro a Milano trovate sempre il meglio), la poetica di Laura mi ha subito catturata e fatta innamorare per la sua dolcezza e la sua eleganza nell’unire il mondo infantile-animale-vegetale ad un mondo profondamente surreale e simbolico grazie all’uso di inchiostri delicati a grandi campiture. Le opere di Laura Zani donano calma interiore e serenità e, proprio per questo sono tanto apprezzate e ricercate dai collezionisti americani, egiziani, italiani, belgi, tedeschi, cinesi ed olandesi. Ma non voglio indugiare oltre e vorrei passare la parola all’artista.
Laura Zani, Amelie with checked background, 2022, digital collage, 20×28 cm.Laura Zani, Black Wing, 2022, digital collage, 20×28 cm.Laura Zani, Chloé, 2019, coloured inks on paper, 21×30 cm.Laura Zani, Blue Fish, 2020, digital collage, 20×25 cm.Laura Zani, Pink wing, 2022, digital collage, 20×28 cm.Laura Zani, Little Mermaid, 2021, digital collage, 20×24 cm.Laura Zani, The Sunflower, 2022, digital collage, 20×28 cm.Laura Zani, Yellow Sea, 2021, digital collage, 20×28 cm.
Parlaci di te: quando Laura Zani ha iniziato a sentirsi un’artista?
Ho un’idea molto romantica dell’ artista che immagino individuo totalmente posseduto da una visione personale della realtà e immancabilmente originale sia nella produzione artistica che nella vita. Se paragono me stessa a questa figura idealizzata non riesco a sentirmi artista: la mia vita è ordinaria e i miei pensieri contemplano ogni aspetto della quotidianità. Ci sono momenti, però, in cui riesco a estraniarmi dalla realtà: mentre ricerco idee, quando sono rapita da una situazione particolare o sono esaltata da un successo, attimi molto intensi mentre realizzo i miei lavori. In quelle ore la percezione di me stessa muta e riesco a percepirmi artista. Ma poiché abitualmente prevale la mia visione romantica preferisco definirmi pittrice.
Cosa desidera ardentemente l’Artista che c’è in te? L’hai già realizzato?
L’artista che abita dentro me desidera comunicare emozioni positive allo spettatore. Ma non solo: cerca conforto e gioia nei gesti che creano l’opera, nel flusso delle idee che la generano.
Non nego di pensare di ottenere sempre maggiori riscontri e apprezzamento da parte del pubblico e della critica ma, certamente, non sono le mie priorità.
Penso di realizzare il mio desiderio ogni volta che leggo negli occhi dello spettatore gioia e serena curiosità oppure mentre ascolto o leggo parole di gratitudine per le emozioni positive suscitate dal mio lavoro.
Da cosa trai la maggiore ispirazione? Perché?
Traggo l’ispirazione dalle cose che amo: volti ed espressioni accattivanti che fanno immaginare emozioni latenti; la bellezza, che non trova paragoni, delle creazioni della natura – sia del mondo vegetale che animale; opere d’arte di maestri della pittura e dell’illustrazione.
E tutto ciò perché sento che appartengono al mio immaginario e su di essi si appoggia il mio benessere interiore.
Parleresti ai lettori della tua tecnica pittorica: dall’opera originale fino ad arrivare all’elaborazione che ne diventa un nuovo originale?
La genesi della mia produzione artistica segue due percorsi diversi: una è generata totalmente dalla fantasia senza appoggiarsi ad immagini reali – si tratta, nello specifico, dei lavori di illustrazione: trovata l’idea per la tavola, realizzo numerosi bozzetti e prove di colore per arrivare al lavoro definitivo.
L’altra è influenzata da immagini fotografiche. In questi casi mi servo delle fotografie per riprodurre le forme e i contrasti di luce mentre tendo ad inventare il contesto e a cambiare i colori al fine di utilizzare la mia palette personale.
Come mai la decisione di creare stampe fine art? Hai altri progetti per avvicinarti ancora di più al pubblico?
Ho deciso di produrre stampe fine art delle mie opere per rendere il mio lavoro maggiormente fruibile ad un vasto pubblico. Attraverso la stampa dei files ottenuti scansionando o fotografando i lavori originali, posso creare copie di ottima qualità e di varie dimensioni, anche diverse dagli originali, a prezzi economici.
Penso che per avvicinare il pubblico sia indispensabile la visibilità che, al momento, ricerco attraverso i social – Facebook e Instagram – e l’appoggio di gallerie d’arte. Ho in serbo, e questo è uno scoop, di aprire, a breve, uno studio con vetrine nel centro storico di Brescia, la mia città.
Vorrei davvero ringraziare di cuore Laura Zani per la sua infinita disponibilità. Da una persona meravigliosa come è lei, non può che scaturire un’arte meravigliosa.
Per seguire l’artista vi propongo il suo profilo Instagram e il suo sito web, oltre che invitarvi di persona alla Manzoni Kunst Galerie a Oosterwolde e sulle sue pagine Facebook ed Instagram.
Laura Zani, The Magpies, 2021, fine art print, 26×32 cm.Laura Zani, Spring, 2021, inks on paper, 41×31 cm.Laura Zani, The Bumblebee, 2021, fine art print, 23×33 cm.Laura Zani, Like a Flower, 2021, fine art print, 23×34 cm.
L’Italia è purtroppo entrata nel suo terzo mese di immobilismo causato da questo terribile virus di cui tutti hanno un grande terrore ma, si sa, con la paura non si procede in nessuna direzione e serve quindi una bella dose di coraggio per potere andare avanti: come disse Martin Luther King “un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”. Tante aziende sono state costrette alla chiusura, e probabilmente non potranno riaprire, e tante persone sono mancate: il prezzo da pagare è stato e sarà ancora altissimo sia in termini umani che economici. Anche se solo ora si inizia a vedere un barlume di speranza per riottenere i nostri diritti alla libertà, l’Arte non ha mai smesso di credere nella risoluzione del problema perché la rinuncia di questa speranza sarebbe stata l’errore più grande che si poteva commettere. In queste settimane ho continuato a pubblicare sui miei canali social le opere che gli artisti italiani hanno eseguito durante la loro quarantena: ognuno ha la propria visione e, con la propria sensibilità, hanno reso meno anguste le lunghe giornate di isolamento sociale.
Gianluca Cremonesi, Se fossi un gabbiano II, olio su tela, 2020, 80×60 cm.
Gianluca Cremonesi, Se fossi un gabbiano II, olio su tela, 2020, 80×60 cm. Durante questa lunga quarantena per covid19, il maestro dell’acqua, Gianluca Cremonesi, spicca letteralmente il volo in questo dipinto ad olio. L’immaginazione è l’unica arma che l’uomo possiede per evadere dal suo periodo di isolamento casalingo forzato, ma, ciò che avvantaggia l’artista all’uomo comune è l’avere la capacità di trasformare un concetto astratto in realtà dando così modo all’osservatore di entrare a fare parte di un mondo parallelo. In questa tela l’artista si trasforma realmente in un gabbiano in volo sul mare e mostra, e soprattutto fa assaporare, oltre la forza del vento e dell’aria, la potenza naturale dell’acqua con i suoi suoni e i suoi profumi: l’osservazione e l’esecuzione minuziosa naturalistica dell’onda e del suo frangimento fanno scaturire sia un senso di pace e di tranquillità, sia una sottile invidia della libertà del volatile che può godere di tutta la magnificenza di Madre Natura. Il dipinto vuole così diventare il manifesto della straordinarietà e dell’importanza del creato che, anche senza la presenza fastidiosa dell’essere umano, è sovrano del pianeta Terra.
Ivo Mora, Via delle ginestre, tecnica mista su tela con fondo sabbiato, 2020, 100×120 cm.
Ivo Mora, Via delle ginestre, tecnica mista su tela con fondo sabbiato, 2020, 100×120 cm. Da sempre l’arte ha il potere di liberare lo spirito dalla materia e, come non mai in questi giorni di clausura per covid19, l’anima umana sente il bisogno di tornare alla propria libertà e alle proprie faccende: nel dipinto proposto oggi c’è l’occasione, tanto attesa, di fermare il tempo e prendere finalmente una salutare boccata d’aria. Famoso per le sue opere paesaggistiche, realistiche quanto uno scatto fotografico grazie all’uso sapiente della tecnica mista con colla e sabbia, l’artista parmense porta sulla tela un ricordo e un forte desiderio di libertà e di evasione dipingendo il sentiero che collega Viareggio a Marina di Torre del lago Puccini all’interno del Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli tra Pisa e Lucca in Toscana. Ivo Mora riesce a fare entrare nel quadro l’osservatore e l’immaginazione inizia il suo viaggio: tutto è pronto per una gita primaverile in bicicletta in mezzo alla natura e agli arbusti di ginestra, dal profumo dolce ed intenso, per giungere infine ad una spiaggetta libera sul lago di Massaciuccoli. In questo difficile momento storico, la ginestra diventa così il nuovo simbolo del popolo italiano: una pianta umile, forte, modesta, rustica ma anche nobile e dall’anima d’oro, come sosteneva Plinio il Vecchio, che incarna alla perfezione lo spirito dell’Italia che combatte il nemico invisibile senza spezzarsi.
Maurizio Brambilla, Chiave d’accesso, acrilico smalto su tela, 2020, 50×70 cm.
Maurizio Brambilla, Chiave d’accesso, acrilico smalto su tela, 2020, 50×70 cm. Sino dagli albori l’arte e la sensibilità degli artisti hanno riflettuto la propria epoca e, in questo momento storico tanto delicato e pieno di cambiamenti che porteranno ad un futuro decisamente incerto, il maestro Brambilla evolve il suo stile verso una maggiore ricercatezza intellettuale: nelle sue tele il realismo magico si fonde con il chiarismo, con la metafisica e il simbolismo eliminando ogni elemento superfluo ed inserendo simboli precisi che portano l’osservatore a porsi diverse domande. Il dipinto in esame catapulta il fruitore in una dimensione magica, surreale ed introspettiva, in una monocromia tenue e delicata alla Giorgio Morandi, dove la realtà spazio-temporale è sospesa: ed ecco il grande libro della conoscenza suprema, il libro con tutte le risposte alle nostre domande è aperto grazie ad una piccola chiave dorata simbolo di libertà e di scoperta. Il volume è pronto per essere letto ma, l’uomo contemporaneo, con tutta la sua tecnologia, ha la giusta chiave di lettura e soprattutto ha diritto di accedervi? Purtroppo sembra di no. L’oscillazione di un grande pendolo distrugge la parola “Password” digitata dallo smartphone in copertina: ma chi manovra questo oggetto antichissimo e misterioso? Purtroppo i comuni mortali non possono saperlo: forse la mano di Dio, o la personificazione di Madre Natura, oppure la volontà di pochi Illuminati? Un dipinto attualissimo che fa riflettere sulla contemporaneità italiana che non ha ancora capito la parola d’ordine per accedere ad un livello di esistenza migliore ed ad una comprensione totale: chissà se il proprietario del pendolo ha davvero l’intenzione di fare leggere il grande libro della conoscenza a tutti.
Monzio Compagnoni Patrizia, Ragazza con collane rosse, pastello su carta, 2020, 35×50 cm.
Monzio Compagnoni Patrizia, Ragazza con collane rosse, pastello su carta, 2020, 35×50 cm. L’Arte infonde la forza di superare ogni ostacolo della vita ed, in questo momento di crisi sanitaria internazionale, sta dando la dimostrazione che è la via di fuga migliore per non cadere nel baratro del dolore dell’anima. Conosciuta nel campo dell’arte per i suoi ritratti pieni di emozioni che indagano i popoli della Terra, durante la quarantena l’artista si sta concentrando sull’analisi delle fotografie scattate da Andrea Scabini, reporter di viaggio negli angoli più sperduti del globo: l’artista dipinge così gli sguardi profondi delle persone che non avrà mai modo di incontrare nella realtà, persone che vivono il proprio presente a stretto contatto con la Natura, senza crucciarsi dei problemi che attanagliano i popoli del nord. Il pastello mostra una giovane ragazza della tribù dei Samburo, pastori semi-nomadi del Kenya settentrionale, avvolta dalla sua collezione di collane rosse e blu donate dal padre e dai diversi fidanzati: questi numerosi monili, cuciti su cuoio o su fili di peli di coda di elefante, simboleggiano la bellezza fisica, la ricchezza e lo stato sociale della giovane che è in età da marito (una volta sposata dovrà riconsegnare infatti le collane ed indossare dei pesanti orecchini in ottone). Grazie ai tratti virtuosistici chiaro-scurali, visibili soprattutto negli occhi, ed alla cura dei dettagli, l’essenza dell’anima della giovane africana si materializza davanti all’osservatore che inizia a meditare sulle vere preoccupazioni del mondo: la straordinaria umanità che traspare dallo sguardo parla ma senza proferire parola.
Giorgio Riva, Fiore in bocca, 2020, tecnica mista su tavola, 45×35 cm.
Giorgio Riva, Fiore in bocca, 2020, tecnica mista su tavola, 45×35 cm. Il senso del tempo in quarantena è da troppe settimane diluito inverosimilmente in tempi biblici a causa dell’incertezza trasmessa dalle alte sfere d’informazione. Non si può ancora apprezzare realmente l’aria primaverile e il tepore del sole con una lunga passeggiata ma, come in questo caso, l’arte sa trasportare in un mondo onirico l’osservatore: in uno spazio sospeso nel tempo, calmo ed armonico grazie al colore, una giovane ragazza dai capelli mossi dalla brezza tiene in bocca un fiore di campo perenne, un antriscus sylvestris o cerfoglio dei prati, simbolo di sincerità e di forza che cresce proprio in questo periodo. La protagonista ha gli occhi chiusi e sta assaporando la libertà trasmettendo un senso di pace e di speranza: l’artista rende così reali i desideri dei suoi contemporanei in una figura simbolica e decorativa in cui i chiari-scuri sono definiti con piccoli occhielli ripassati, segni grafici che caratterizzano la tecnica grafica di Riva, che simboleggiano l’armonia e la bellezza formale, ma anche l’introspezione e la riservatezza personale oltre che la voglia di proteggere i propri sogni.
Gianluca Somaschi, Riaperture?, 2020, acrilico su tela, 100×70 cm.
Gianluca Somaschi, Riaperture?, 2020, acrilico su tela, 100×70 cm. Ormai l’Italia è entrata nel terzo mese di blocco a causa di covid19 e sembrano passati millenni da quando la libera circolazione e la socialità erano la quotidianità. Prima del tanto atteso discorso di Conte di domenica 26 aprile, c’era ancora la speranza di una timida riapertura delle piccole imprese di bar e ristorazione, dei negozi al dettaglio, nonchè dei servizi alla persona, che dovranno però attendere fino al 18 maggio e al primo giugno se i contagi continueranno a diminuire: tante imprese ormai sono già decedute e tante altre le seguiranno sommerse dai debiti accumulati in questi lunghi mesi di mancato fatturato e di lungaggini burocratiche. Eseguita a metà aprile, la tela di Somaschi mostra la speranza e l’ansia della riapertura dei proprietari di locali italiani: in questo caso nel ristorante chiuso e dall’insegna al neon spenta si vede un cuoco tutto solo, dall’aria triste e sconsolata, che guarda fuori dalla vetrina pensando al prossimo futuro che di certo non sarà roseo. L’immobilismo surreale della scena, dato con colori freddi e pennellate veloci, è spezzato dalla nota verticale di colore rosso: una linea decisa e dritta che simbolicamente significa l’energia vitale e mentale umana in grado di respingere le energie passive del momento, una linea rossa che mostra una grande personalità, la fiducia in se stessi e il desiderio di rinascita qui ed ora.
Susanna Maccari, Tramonto Finlandese, olio su tela, 2005, 50×40 cm.
La pittrice milanese Susanna Maccari è ormai ben nota nel panorama artistico contemporaneo grazie alla sua attenta e cospicua produzione di opere ad olio e ad acquarello in cui è piacevole osservare una sensibile e continua ricerca luministica e coloristica: sia i paesaggi che i ritratti eseguiti sono in perenne evoluzione mostrando un connubio perfetto tra un mondo realistico sfumato e pieno di luce e una dimensione romantica della Natura in cui il pathos emotivo interiore viene esaltato fino all’apice. Nelle sue opere l’artista non è mai ripetitiva, anzi, grazie alle pennellate veloci ed immediate, spesso date en plein-air, e magistralmente intrise di colore luminoso ed evanescente, ha la capacità di fare percepire all’osservatore la potente energia misteriosa della natura solleticandolo emotivamente nell’animo più profondo.
Il romanticismo e la continua ricerca libera del colore vengono percepite immediatamente nella produzione dei paesaggi dipinti ad olio, come ad esempio Tramonto finlandese ed Emozione al tramonto entrambi del 2005, Riflessi nel blu del 2010, Barche a Llançà del 2011, Riflessi di Camargue del 2014 e Magia di un tramonto del 2018 che richiamano alla memoria le opere degli inglesi William Turner (1775-1851) e John Constable (1776-1837) e la loro poetica romantica del Sublime e del Pittoresco in cui elementi formali e componenti emotive si fondevano insieme. Dalle tele della pittrice milanese si percepisce così un moderno impressionismo realistico, alla maniera di Camille Corot (1796-1875), Camille Pissarro (1830-1903) e Alfred Sisley (1839-1899), in cui la modulazione dei giochi di luce chiaro-scurali e la varietà sottile dei passaggi di tono danno profondità ai piani rinnovando la pittura di paesaggio.
Susanna Maccari, Riflessi nella palude, acquarello, 2019, 42×30 cm.
Susanna Maccari non si ferma però alla sola tecnica della pittura ad olio. Negli ultimi anni infatti, l’artista è rimasta affascinata dalla sperimentazione della difficile ed antica pratica dell’acquarello per ottenere al meglio il paesaggio naturale dominato dagli effetti atmosferici di luce e di colore: grazie alla sua estrema leggerezza rappresentativa ed alla sua immediatezza espressiva, l’acquarello è la tecnica ideale per rendere fresca, raffinata e luminosa l’opera d’arte facendola trasudare di luce evanescente. Come si può osservare in Paesaggio lacustre del 2015, in Romantico tramonto del 2017, in Paesaggio invernale e in Santa Caterina del Sasso sul lago Maggiore entrambe del 2018, in Al tramonto e in Riflessi nella palude del 2019, la natura rimane sospesa sul foglio come un miraggio o una visione grazie al colore trasparente che non ammette errori di esecuzione o alcun ripensamento. Come William Turner nel XIX secolo, si può così definire anche Susanna Maccari “pittrice di luce e di colore” in grado di gestire con sapienza le pennellate che sono già preventivate ed immaginate nella sua mente: procedendo per sottili velature cromatiche sovrapposte, l’artista milanese stende l’acquarello sia con la modalità del bagnato su bagnato sia con quella del bagnato su asciutto dimostrando la sua elegante maturità artistica e giocando sempre di più con il colore che si impregna di simbolismo.
Susanna Maccari, Romantico tramonto, acquarello, 2017, 50×35 cm.
Susanna Maccari, Viso, acquarello, 2019, 23×31 cm.
Da ultimo non sono da dimenticare i ritratti femminili eseguiti ad acquarello a partire dal 2015, come ad esempio Donna con cappello rosso di quell’anno, Sensualità, Femme fatale ed Eva del 2016, e la serie dei Visi del 2019 in cui la freschezza comunicativa di Susanna Maccari non sbiadisce neanche su un tema tanto diverso rispetto agli amati paesaggi. La figura femminile è esaltata in tutte le sue sfaccettature e l’anima viene scoperta lentamente: l’eleganza, la delicatezza, la sensualità, la forza interiore, la bellezza, l’intelligenza della donna è espressa con tratti acquosi vitali e con toni pastello di un’estrema dolcezza. Se l’artista milanese è in grado di fare sentire i profumi e i silenzi della natura nei suoi paesaggi, nei suoi ritratti femminili riesce a fare percepire il fruscio dei capelli e la velocità di pensiero del soggetto comprovando in conclusione di essere una tra le più accattivanti artiste contemporanee.
Susanna Maccari, Viso, acquarello, 2019, 23×31 cm.
Vi siete mai chiesti quale sia la funzione dell’arte? Ogni volta che abbiamo la possibilità di incontrare l’arte abbiamo una piacevole sensazione di benessere e di miglioramento, un vero e proprio arricchimento interiore: gli spettatori attivi diventano scultori e pittori allo stesso tempo degli artisti che hanno creato l’opera e, come disse Gustav Klimt (1862 – 1918) già all’inizio del XX secolo, si “chiamano artisti non solamente i creatori, ma anche coloro che godono dell’arte, che sono cioè capaci di rivivere e valutare con i propri sensi recettivi le creazioni artistiche”.
L’ARTE e la cultura hanno quindi il fine di educare l’osservatore sia al gusto della scoperta personale, proprio come un bambino che si approccia per la prima volta con meraviglia e stupore al mondo circostante, sia a sviluppare il proprio metro di valutazione critica, il che non significa limitarsi a “è bello, mi piace” o “è brutto, non mi piace” ma a vedere, sentire empaticamente, pensare ed agire in modo libero. Grazie ai messaggi nascosti, le opere d’arte insegnano a porsi delle domande per capire il presente e per avere una prospettiva ed un orizzonte sempre più ampio, sino ad arrivare a stimolare il senso di trascendenza. Più l’arte porterà l’osservatore a farsi delle domande e più questo si arricchirà e diventerà un cittadino migliore in quanto saprà finalmente pensare in modo critico senza seguire le masse.
Dopo anni ombrosi, oggi l’arte sta finalmente attraversando un momento d’oro in cui il rinnovato interesse del pubblico stimola ad affinare sempre di più il gusto: l’arte non è un’attività futile ed oziosa, ma un esercizio di vita, un progetto di vita che dà immortalità all’uomo e mostra la volontà umana di raggiungere la trascendenza.
Liliana Fumagalli Ritratto
Per fruire al meglio le opere d’arte, l’osservatore attivo necessita di un tempo qualitativamente valido per percepire e creare una propria opinione, come disse Wasilij Kandinskij (1866 – 1944) “l’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla ed indica il contenuto del futuro”: andando al di là della superficialità e della disattenzione causata dall’inquinamento delle comunicazioni visive di cui siamo bombardati quotidianamente, il tempo prolungato della fruizione insegna alle persone a sentire le opere come dono prezioso. Partendo dal dato sensoriale e passando attraverso le emozioni, l’analisi critica e l’orientamento dell’azione, l’arte ci insegna così a prendere possesso del nostro tempo per incontrarla nel più profondo e a coltivare infine uno sguardo interiore.
Dott.ssa Elisa Manzoni
critico d’arte
17 Settembre 2019
TANTE ALTRE OPERE D’ARTE VI ATTENDONO!
Mostra collettiva di pittura e scultura Galleria SpazioPorpora, via Porpora 16 Milano dal 18 al 27 settembre 2019 h. 14.30 – 17.30