Mascetti da Monvalle. Il Principe del monocromo

 

nudo in rosso
Nudo in rosso

Grazie ad una giovinezza libera e senza schemi, ricca di esperienze che lo portarono anche sulla via della pittura informale-astratta nella Milano degli anni sessanta, il maestro Gigi Mascetti, conosciuto come Mascetti da Monvalle dall’omonimo Lido sul Lago Maggiore, si è velocemente affermato negli ambienti artistici per la sua lodevole capacità di creare immagini realistiche e figurative modellate da uno studiato chiaro-scuro monocromatico, sia che esse rappresentino paesaggi naturalistici sia fascinose donne nude dall’identità sconosciuta, “regine non vergini del nostro paradiso terrestre” come le descrisse Giorgio Falossi.
Ed è proprio questo gioco di chiari e scuri, simili ai primi daguerrotipi ottocenteschi (ovvero il primo procedimento fotografico per lo sviluppo delle immagini messo a punto nel 1839 dal francese Daguerre), il tratto distintivo di Mascetti. Il variare delle tonalità calde e dense, come le terre di Siena, i marroni, i rossi, gli ocra e gli aranci, forniscono l’occasione di fare emergere da uno scuro fondale brunito i luminosi profili dei soggetti preferiti del pittore, ossia le morbide e sinuose forme femminili cariche di bellezza, di sensualità e di mistero che ricordano vagamente le protagoniste delle opere di Franz von Stuck (1863-1928), capofila nel 1892 della Secessione di Monaco.

composizione primaverile
Composizione primaverile

La tecnica esecutiva di Gigi Mascetti, unica nel suo genere, vuole rimanere celata. Possiamo solo rivelare che sino dagli anni settanta, partendo da diversi studi fotografici eseguiti da lui stesso alle proprie modelle (tutte dotate di parrucche per mantenere l’anonimato), il maestro diventò il portavoce e il “cantore” della donna, come scrisse Grazia Chiesa. Dopo la preparazione della tela con colori caldi e terrosi di ascendenza caravaggesca, ideali per rendere al meglio la sua idea di donna come egli stesso confessa, Mascetti procede per sottrazione tramite graffi e incisioni per delineare la figura che verrà poi completata da continue velature bianche e tono su tono, tipiche del Rinascimento italiano e del Seicento fiammingo, dando così sia la luminosità evanescente che la qualità ottica caratteristica delle sue opere.

petali
Petali

Un’arte che con il suo gioco di “vedo e non vedo” esalta nello stesso tempo la purezza, la grazia, l’armonia, l’eleganza, la bellezza, la pudicizia e la sensualità della donna, simbolo di maternità, di terra, di fisicità, di seduzione, di sentimenti e di emozioni. E’ molto importante sottolineare che, sebbene svestite, le donne rappresentate da Gigi Mascetti non sono mai volgari anzi, grazie all’alternarsi del chiaro-scuro, possiedono un aura poetica e filosofica: sono un vero e proprio memento mori moderno che ricorda la preziosità del tempo, la giovinezza e la vita stessa che vengono fissate sulla tela.
Per concludere Gigi da Monvalle non si è mai soffermato nelle sue opere su precise descrizioni ambientali preferendo altresì fondali scuri e surreali: solo nella sua ultima produzione si è dedicato all’inserimento di elementi naturali come fiori, farfalle e animali palustri, anch’essi con rilevanti significati simbolici di Vanitas.
Il maestro Gigi Mascetti è un’artista legato alla propria terra, il quale deve essere ammirato ed apprezzato per la sua grande capacità di trasmettere questo amore nelle sue tele monocromatiche di complessa esecuzione, uniche nel loro genere.

Dott.ssa Elisa Manzoni
critico d’arte

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8-16 dicembre 2012, Arora, Sala Moro, mostra organizzata da CanoviArte

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