Il Gonfalone del Morazzone a Como

169397_2845650_Stendardo__12019447_cougar_imageNella Cattedrale gotica di Como, al di sotto dell’organo seicentesco del transetto sinistro, è conservata in una teca del 1993 un’opera di estremo valore storico artistico: il Gonfalone di Sant’Abbondio. Lo stendardo veniva portato in processione ogni 2 aprile per la festa del Santo patrono descritta dal canonico Quintilio Lucini Passalacqua nel 1620, e, se inizialmente le fonti tacciono riguardo quest’opera a causa dell’antica divisione di “Arti Maggiori” e “Arti minori”, gli studi contemporanei di Alberto Rovi e Marialuisa Rizzini hanno portato nuova linfa vitale agli approfondimenti. Questo manufatto, se da un lato mostra il Santo in posa ieratica immerso in un prato fiorito “astratto”, circondato dalle sei scene principali della sua vita in cui la varietà della modellazione e della cromia, dell’illusionismo e del dinamismo riprendono opere come la Caduta degli Angeli ribelli del 1608 della Pinacoteca Civica di Como o Caino uccide Abele del 1609-1610 per la Sacrestia dei Mansionari della stessa città; dall’altro lato si assiste al volo di due grandi angeli che adorano l’Ostensorio, affiancati da temi eucaristici e dalla rappresentazione dei poteri salvifici della Chiesa, proprio per celebrare la Compagnia del Duomo che richiese lo stendardo.
Commissionato il 14 Giugno del 1608 dal canonico del Duomo Q. Lucini Passalacqua (1576-1627) e dai rappresentanti della Compagnia del Santissimo Sacramento, Giovan Battista Borsieri e Giovan Pietro Odescalchi, al pittore Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (1573-1626), l’opera fu creata e consegnata nell’arco di due anni il 15 Giugno 1610. Essa può essere così considerata un armonico concerto di pittura e ricami, un prodotto di alta qualità tecnica. Visionando i documenti dell’Archivio Storico della Diocesi di Como presso il Centro Studi Nicolò Rusca di Como, gentilmente messi a disposizione da Don Andrea Straffi, si è potuto consultare i due fogli ripiegati su se stessi del contratto di commissione dello stendardo, firmato e datato dall’artista e riportato completamente in un articolo di F. Fossati del 30 Agosto 1891 sul Corriere della Domenica, e i registri dei conti-spese della storica Compagnia. Tutto questo messo in relazione con gli studi dell’esperta di ricami Marialuisa Rizzini si arriva alla conclusione che il manufatto fu realizzato dal Morazzone per un totale di 720 lire imperiali, 360 lire dei quali vennero anticipate da G. B. Borsieri, e dalla sua bottega composta dal giovane pittore Chiliano, da Giovan Battista Stella e da Carerano che aiutarono il maestro per l’imprimitura della tela e la coloritura delle scene, degli angeli e del fregio, per dei piccoli compensi pari a 37 lire, 5.19 lire e 17.9 lire. Diversamente dagli stendardi antichi di sola pittura, i committenti fecero accostare i dipinti a olio su tela del Morazzone ai ricami del milanese Giovan Battista Borella e della sua bottega per la cornice, per le varie decorazioni e per le vesti, per cui percepirono 788,4,3 lire per il lato del Santo Patrono di Como e 580 lire per quello con i due angeli reggi Ostensorio. Un lavoro di grande precisione per i particolari, e attenzione per la delicatezza dei fili serici dorati e argentati importati direttamente da Milano; una tecnica che simula quella dell’arazzo ma molto diversa in quanto i soggetti venivano dapprima chiaroscurati su un tessuto serico laminato in argento e poi ricamati con il punto filza, piatto o posato e quello a canutiglia, più conosciuto come “vermiglio”. Un’opera che, con un suo proprio armadio, aveva un valore pari a 6552.15.3 lire in una città dove l’arte e la cultura poterono fiorire grazie alla Diocesi e al vescovo Filippo Archinti (1595-1621), oltre che alle nobili casate che commissionavano opere innovative di grande valore qualitativo e culturale ai migliori artisti dell’epoca, come Cerano, Camillo e Giulio Cesare Procaccini e il Morazzone, sebbene il clima della pesante dominazione spagnola del governatore Don Pedro Enriquez (1525-1610) era oppressiva su una popolazione che doveva già combattere contro carestie, pestilenze e straripamenti del Lago e del fiume Cosia. Degli esempi che si possono ancora ammirare sono: i quattro grandi arazzi sul tema dell’Eucarestia esposti nella navata principale del Duomo di Como, richiesti nel 1597-1598 dalla Compagnia del Santissimo Sacramento, attiva dal 1571, a Guasparri di Bartolomeo Papini su disegni di Alessandro Allori per una spesa di 4175:3 lire; la pala con la Santissima Trinità nella chiesa della Santissima Trinità a Como del 1608-1610 del Morazzone commissionato da G. P. Odescalchi; infine, lo Scrittoio Lucini Passalacqua del 1613, ora esposto al Castello Sforzesco di Milano, commissionato da Q. Lucini Passalacqua allo scultore Guglielmo Berthelot e al Morazzone.

Dott.ssa Elisa Manzoni

Articolo La Provincia di Como