Domanda all’artista: Ilaria Sperotto

Siamo ormai giunti all’ultima intervista in programma per la rubrica Domanda all’artista che, da dicembre 2020, ha voluto indagare e fare conoscere meglio i quindici artisti che partecipano al progetto Arte Italiana Contemporanea in Olanda, supportato dalla neo Manzoni Kunst Galerie di Oosterwolde: Artisti provenienti da tutta Italia, Artisti con stili, tecniche, soggetti e percorsi artistici molto differenti tra di loro proprio a dimostrazione di quanto l’Arte sia versatile, complessa e multi-sfaccettata.

Oggi abbiamo come ospite la giovane visual artist Ilaria Sperotto da Vicenza, conosciuta tramite amicizie artistiche in comune e per la quale nutro grande stima per le opere d’arte che realizza in cui si indaga a fondo l’essenza del proprio spirito e del proprio inconscio: le tele sono il traguardo di una poetica artistica espressivo-astratta istintiva in cui il colore e le pennellate date di getto danno la sensazione di essere catapultati nella dimensione psichica primordiale delle emozioni.

Già conosciuta in Italia, in Svizzera, in Austria, in Francia e in Belgio, oggi Ilaria Sperotto è presente sul territorio olandese con sei pregevoli opere di piccolo formato dai prezzi “affordable”.

Passiamo finalmente la parola ad Ilaria Sperotto:

Sicuramente te l’hanno chiesto in tanti ma il pubblico olandese non conosce come l’artista Ilaria Sperotto abbia vissuto e vive tutt’ora questo periodo storico che entrerà sicuramente nei manuali di storia: l’arte ti ha aiutata? Ci sono progetti futuri o è ancora troppo nebuloso per programmare concretamente qualcosa?

Nel 2020 quando è iniziata la pandemia per me è stato un momento di freno, inizialmente molto difficile, surreale, ero molto spaventata. Poi un giorno ho deciso che dovevo riprendermi, dovevo riprendere il mio sogno per vivere una vita normale. La pittura in questo caso è stata fondamentale, liberatoria! Attraverso il colore ho liberato le mie emozioni e ho riiniziato a sentirmi viva, a sognare! Il 2021 è un anno particolare, un continuo working progress. Attualmente sto partecipando al “Padiglione Birmania”, progetto internazionale di arte postale presso Palazzo Zanardi Landi a Guardamiglio Lodi (Italia). Mentre a settembre 2021 esporrò una trentina di quadri ad olio nel centro storico di Vicenza: farò parte dei protagonisti del VIOFF “A GOLDEN JOURNEY”, la nuova edizione del Fuori Fiera di Vicenzaoro. Sto progettando il 2022, ma preferisco non parlarne per ora.

Dipingi sempre en plein air come un’impressionista contemporanea oppure hai momenti di rielaborazione personale nello studio? Raccontaci il percorso del tuo processo creativo…

Con la pandemia e il lockdown ho dovuto adattarmi alla nuova situazione, nel passato dipingevo esclusivamente en plein air, osservando e reinterpretando il paesaggio, ora dipingo prevalentemente in studio. I miei quadri nascono dalla mia immaginazione, dal mio inconscio, successivamente li trasferisco su tela. Sono visioni, paesaggi che non esistono.

Guardando i vecchi lavori ad olio di stampo impressionista e mettendoli a confronto con le opere più recenti di stampo metafisico – astratto c’è stato un grande salto stilistico. Cosa ha scatenato questo cambio stilistico?

Con il lockdown è accaduto un “click” inaspettato, in passato con la pittura ad olio non mi sono mai sentita totalmente libera, mi sentivo incatenata e ancorata alle influenze dei miei maestri. Adoravo e adoro la pittura impressionista, ma non l’ho mai sentita totalmente mia. La pandemia mi ha permesso di esplorarmi dentro, ascoltarmi. I miei ultimi lavori ne sono il risultato.

Sei un’artista a tutto tondo: parliamo delle tue ceramiche simboliste. A cosa ti ispiri?

Le ceramiche sono un mondo a sé, sono estremamente affascinata dalla terra, dalla sua plasticità e adoro sperimentarmi e sperimentare. Da diversi anni mi ispiro principalmente al tema delle città, ai miei viaggi, ai miei studi. Una delle cose che mi hanno insegnato alla Facoltà di Architettura è guardare, osservare il contesto, il paesaggio, il territorio. Esplorare con lo sguardo, per immaginare ciò che non c’è più o non ancora. Anche l’Architettura, del resto come l’Arte, scaturisce dall’immaginazione. L’Urbanistica stessa è prima di tutto una previsione. Ed ecco che allora provo ad annebbiare la vista, offuscare lo sguardo per vedere oltre la visione.

Sei sempre alla ricerca dell’emozione pura: cosa vuoi trasmettere a chi si sofferma davanti alle tue opere?

Nei miei lavori, la pittura come la ceramica è istintiva, carica di emozioni e stati d’animo che ognuno, nel proprio intimo può leggere ed interpretare. Ciò che voglio trasmettere è un’emozione empatica e intuitiva. Un’essenza che non va individuata nella materia fuori di noi o al di là dalla realtà percepibile con i sensi, ma dentro di noi e dentro il mondo interiore in cui viviamo, imparando a guardare al di là dell’apparenza, oltre il visibile, attraverso l’emozione che alberga nella mente.

Ringrazio di cuore Ilaria Sperotto per il tempo che ci ha dedicato e ricordo ai lettori che potranno visionare on-line le opere d’arte della giovane artista sul sito www.criticoarte.org/galleria-gallery/ilaria-sperotto/ oppure venire in galleria ed osservare di persona la qualità esecutiva degli olii proposti.